Consumato dalla rabbia
stringeva forte i pugni.
I suoi occhi guardavano nel vuoto ripassando con la mente tutte le parole che aveva detto e udito.
Tra i denti si udivano frasi che ora si scioglievano ma che prima non aveva avuto la scaltrezza di dire.
Con un gesto si diede una scossa. Non era più il momento di pensarci. Ora doveva saper raccontare tutto in modo da non passare per sciocco.
Cominciò a raccontare la sua versione dei fatti. La sua voce tradiva una certa insicurezza.
Gesticolava nervosamente come se stesse scacciando delle mosche fastidiose.
Una voce lo interruppe decisa dicendo: “Ti voglio bene lo stesso, anche se hai sbagliato.”
Nel suo volto passò dapprima un ombra di terrore che però svanì quasi subito. Aveva bisogno di quelle parole.
Io, spettatore involontario, mi voltai e me ne andai. Ma non potevo fare finta di niente perché stavo toccando la vita degli altri.